L’Angelo Caduto

L’Angelo Caduto – 50×50 cm 2011 – Roberto Ferri

L’Angelo Caduto

Certo non avrebbe dovuto volare in quei cieli da solo, certo non in quel momento, non con quel fardello, ma quell’angelo era sempre stato curioso e imprevedibile, aveva sempre avuto il gusto di andare anche oltre quello che era pericoloso fare, così da solo sorvolava quel luogo maledetto, semplicemente perché era la strada più corta, semplicemente perché la sua incoscienza di giovinetto spesso prendeva il sopravvento, e perché così quella missione facile e noiosa poteva prendere un po’ di sapore. Quindi sorvolò il luogo dove cominciava il dolore dei dannati, la sventura, la bolgia infernale, stava infatti sorvolando l’Inferno quando successe quello che era prevedibile anche se evitabile che succedesse: fu colpito.

 Cadde, colpito duramente, cadde senza battere ala proprio nell’entrata dell’Inferno e lo percorse tutto, evitando di sentirne il fetore, di vedere i diavoli dannati che facevano il loro lavoro e si giravano incuriositi, a velocità altissima infine si schiantò sul fondo, e la caduta fu così dura che solo la sua corazza di angelo lo salvò dalla distruzione.

A niente erano serviti gli avvertimenti che gli avevano insegnato, ormai giaceva lì, immobile, preda di chiunque, di qualsiasi diavolaccio fosse passato da quelle parti, fosse stato anche il più piccolo e insignificante in quel momento lo avrebbe potuto finire. E non tardò molto che non uno ma molti diavoli giunsero sul luogo, prima atterriti, si fermarono in lontananza, attirati da quel bagliore che emanava e che rischiarava l’Inferno immerso nella sua coltre nera, poi presero coraggio e si avvicinarono con sospetto, ricordando che anche un solo angelo poteva farne fuori molti prima di cadere nelle grinfie dei diavoli, che certo lì erano migliaia.

Volevano ovviamente finirlo, distruggerlo, poi mangiarlo e banchettando con le sue carni terse avrebbero festeggiato la loro vittoria, ma non ci riuscivano, la luce paradisiaca che emanava era così forte che quando i diavoli si avvicinavano perdevano ogni intenzione bellicosa, incantati dal candore che certo nel fondo dell’Inferno era come una luce incandescente diritta negli occhi. Così poco a poco, qualcuno di questi residui del male riuscì ad abituarsi, ad avanzare di qualche metro e più degli altri le diavolesse sembravano un po’ meno colpite dal potere dell’angelo caduto tanto che dopo alcune ore una di loro riuscì perfino a toccarlo. Non senza sorpresa si vide cambiare la pelle, e il suo corpo divenne chiaro, si raddrizzò e il suo viso si distese, tanto che tutti gli altri indietreggiarono per lo stupore. Il potere angelico stava infatti attecchendo perfino sulla diavolessa e  questo impaurì non poco tutti gli altri, ma allo stesso tempo li incuriosì e alla fine anche loro iniziarono a godere di questi strani , benefici influssi. Fu così che l’angelo non fu mangiato.

Fu invece trasportato in un posto sicuro, osservato e preservato. Fu la prima diavolessa che l’aveva toccato che se ne prese cura, semplicemente scacciando chi si avvicinava troppo perché, si sa, gli angeli non mangiano e non  si curano, l’influsso celestiale provvede a tutto.

Così ben presto l’angelo rinvenne,  aprì gli occhi e con uno sguardo da bambino incuriosito si guardò intorno, e vide facce nere, contorte, corna, code, schiene piegate sotto il peso dei peccati, unghie sporche, occhi infuocati e assassini ma lui continuava a sorridere, come in preda ad una fantasia fanciullesca. Forse anche perché vedeva i diavoli impauriti e ritrarsi, loro sì consci del suo potere. Fu così che ben presto i diavoli capirono il perché di tanto sorridere dell’angelo: cadendo il colpo era stato così forte che gli aveva fatto perdere la memoria e adesso per la prima volta vedeva il mondo senza sapere che cosa fosse, cosa fosse un diavolo o un angelo. I diavoli se ne accorsero e lasciarono che la diavolessa se ne occupasse mentre si riunivano per decidere come affrontare questo strano caso che gli si era presentato.

L’angelo aveva un’ala rotta, fu chiaro anche che non avrebbe volato più, sarebbe rimasto per il resto dei suoi giorni all’Inferno, ignaro di chi e che cosa fosse, alla mercè dei suoi nemici che a dire la verità, assuefatti dal suo strano benefico effetto, non avevano più nessuna voglia di mangiarlo.

 Fu così che il giovane angelo crebbe, all’Inferno, senza mai più vedere luce, senza mai sapere che esisteva una luce, se non quella che sempre più, col passare degli anni si affievoliva e che senza nemmeno accorgersene emanava lui. Nel buio totale dell’Inferno infatti la sua essenza celestiale risplendeva ma non solo, faceva risplendere anche i diavoli che gli si avvicinavano e questo ai diavoli piaceva molto, soprattutto alle diavolesse che si ritrovavano pregne di odori fragranti, corpi sodi, capelli di seta  per il tempo che l’effetto benefico dell’angelo durava.

Ma come fare per gestire questa fortuna inaspettata capitata proprio a loro, i più luridi e sanguinari diavoli dell’Inferno? Decisero che non avrebbero mai detto la verità all’angelo caduto, che al contrario, da buoni diavoli lo avrebbero convinto che lui, poverello, era un diavolo difettoso e che loro, di malavoglia, si preoccupavano anche per lui che non poteva nemmeno volare e soprattutto lo nascosero agli altri diavoli dei piani superiori. Così il povero angelo crebbe, con il suo sorriso stampato in volto, in cerca di amicizie e di qualcosa che potesse soddisfare la sua curiosità e nessuno osò mai toccarlo, tanta era la paura che avevano, quante le bugie che gli raccontavano. Solo la diavolessa che l’aveva per prima toccato gli si avvicinava, ormai abituata alla sua presenza e ormai affezionatacisi, guidata dal suo potere angelico.

 Passarono gli anni ma mai i diavoli rivelarono all’angelo quali torture ogni secondo riservavano ai dannati, anzi, mai gliene fecero vedere uno, mai si mostrarono davanti a lui per quello che erano, mai  mangiarono bambini vivi rubati agli umani in sua presenza, mai litigarono fino a staccarsi brandelli di carne a morsi gli uni con gli altri davanti a lui, perché questo avrebbe fatto cadere il loro castello di menzogne e forse risvegliato lo spirito guerriero dell’angelo che anche se ferito ne avrebbe potuti distruggere a frotte prima di cadere.

Il segreto di quel buco sperduto nel fondo dell’Inferno fu mantenuto e in verità, quel luogo divenne se si può dire, un piccolo paradiso, dove ogni diavolo poteva, assaporare il gusto di divenire un po’ angelico per il tempo che restava in presenza dell’angelo caduto e poco più, ma certo questo bastava a quei diavoli per sentirsi i più fortunati di tutto l’Inferno.      

 Infine la luce che sempre più diveniva tenue intorno all’angelo scomparve, consumata prematuramente nel tentativo di sopraffare il lordume che aveva intorno, e l’angelo rimase lì disteso, mentre il suo corpo fatto in realtà di luce compressa, piano, piano si dissolveva. Piansero i diavoli, pianse la fedele diavola, pianse come piangono i diavoli, sguaiata, urlante, staccandosi brandelli di carne, sua e di chi aveva vicino, poi si ricordò del cucciolo e ormai privata di qualsiasi luce angelica e di pensieri paradisiaci, si avviò a prenderselo per mangiarlo.

Il fardello era lì, dove lo aveva sempre tenuto, in quell’antro a cui nessuno accedeva perché nessuno sapeva che ci fosse. Lei lo aveva preso quando si era per prima avvicinata all’angelo caduto, quell’angelo che con il suo corpo nell’ultimo atto disperato di tener fede alla sua missione lo aveva protetto dall’impatto con tutte le sue forze.  Subito la diavola, lo aveva notato e tra il bagliore che ancora accecava tutti gli altri diavoli, se lo era nascosto addosso, forse già satura di benefici influssi angelici, forse avida di volerlo tutto per sé, fatto sta che portato l’angelo in un luogo opportuno, da sola lei aveva tenuto nascosto il piccolo fardello fino ad oggi, quando senza che nessuno lo avesse conosciuto mai, già camminava dritto.

Appena lo vide lì, in piedi, con quel sorriso ingenuo in volto e le ali spiegate che anche sotto lo sporco dell’Inferno emanavano luce fortissima, ogni proposito malvagio sparì dalla sua mente e subito anche la diavola si illuminò in viso, e le sue membra si rilassarono, le sue ferite si sanarono, il suo corpo si raddrizzò i suoi capelli cominciarono a profumare di fragranza mai sentite in quel luogo. L’aura angelica l’aveva contaminata, allora prese il piccolo angelo per mano per portarlo agli altri diavoli, incoraggiandolo con sorrisi e parole dolci.

Una luce, quella luce che conoscevano bene fu la prima cosa che videro i diavoli ancora radunati in quel buco dell’Inferno dimenticato certo da Dio ma anche dagli altri diavoli, tanto era inutile e fetido. Dentro al bagliore poi scorsero la diavola, o quello in cui veniva trasformata dalla luce angelica, ma fu ovviamente il frugoletto accanto che attirò la loro attenzione. Subito i diavoli si fregarono le mani sporche e ossute e sorrisi sgraziati si dipinsero sui loro volti, poi frasi di sfida furono lanciate al piccolo angelo quale presagio della sua fine certa, infine si lanciarono verso di lui pregustando il loro pasto migliore ma ancora, più si avvicinavano all’angelo e più rallentavano il passo, più le loro urla si placavano, più i loro occhi e i loro volti si aprivano increduli alla luce paradisiaca che li penetrava, quindi quando arrivarono al suo cospetto già erano cambiati e come la diavolessa, anche loro non avrebbero mai potuto pensare di fare qualcosa che non fosse il guardarlo estasiati. Poi la diavolessa parlò:

“L’angelo prima di morire ci ha fatto questo regalo, un nuovo angelo che rischiarerà il nostro Inferno, da accudire e nascondere. Come l’altro anche questo cucciolo di angelo non dovrà mai essere mostrato agli altri diavoli, né lui dovrà sapere chi siamo e cosa facciamo, resterà con noi qui, dove nessuno lo toccherà, al sicuro.”

 Tutti i diavoli di quel buco dell’Inferno dimenticato da Dio e perfino da Satana, tanto era schifoso, annuirono guardandosi tra loro mentre i loro volti prendevano fattezze più decenti e le loro strida divenivano più armoniose, e nessuno osò mettere in discussione quello che era stato detto, mai.

Quindi l’angelo crebbe, nell’Inferno con le orecchie piene di bugie dei diavoli che servivano a renderlo abbastanza debole e incerto affinchè non si avventurasse in giro troppo lontano. Neanche lui vide mai i diavoli al lavoro nello straziare in ogni modo i dannati, e anche lui come l’angelo caduto non seppe che fuori di lì era il suo mondo, che non era un diavolo difettoso ma un angelo luminoso, nonostante quella sporca polvere nera che lo ricopriva sempre. Ma c’era una differenza tra i due angeli, il cucciolo di angelo cresceva e nonostante fosse nascosto alla luce divina, diveniva forte e con lui crescevano anche le sue ali sempre più grandi e vogliose di volare, fino a quando iniziò a spiccare piccoli voli, poi sempre più grandi.

Glia altri giovani diavoli si davano un gran da fare per circondarlo ed evitare che il suo fulgore si diffondesse in ogni dove, gli si ammassavano addosso quando volava, quindi lui stanco ritornava giù. Ma sempre provava a volare più in alto e sempre i diavoli lo nascondevano con il loro sbatter di fetide ali al resto dell’Inferno.

Gli anni passavano e quel brutto angolo del creato che era così disprezzabile anche per gli abitanti dell’Inferno tanto che non aveva nemmeno un nume, piano piano si trasformava, la luce del cucciolo di angelo lo permeava e vi si manteneva anche quando lui era passato. Qualcosa cominciò a cambiare, i diavoli non erano più così brutti, storti e puzzolenti, le loro conversazioni erano più tranquille e rilassate, perfino i dannati si accorsero che i loro aguzzini stavano cambiando: non gli straziavano più la carne lentamente per aumentarne il dolore con il ghigno malefico in volto, ma di malavoglia, ne sollevavano un pezzo, poi lo lasciavano cadere dandogli al limite qualche morso giusto per gradire e non buttare via il cibo, e anche se li squartavano, non si fermavano a mangiargli le interiora mentre osservavano i visi distrutti dall’orrore, e quando li arrostivano, non stavano continuamente a rintuzzare il fuoco affinchè i dannati bruciassero sempre bene, invece, li guardavano distrattamente penzolare sopra le ceneri quasi spente e a volte erano i dannati stessi a chiedergli di portare altra legna perché cominciavano a sentire freddo.

L’emanazione della grazia divina dal cucciolo di angelo era così forte che impregnava le ali e la pelle dei diavoli a tal punto che questi  cominciarono a pensare di poter raggiungere i piani più alti, dove la luce solare iniziava a filtrare e magari di poter uscire dall’Inferno in pieno giorno! Cosa che potevano fare solo di notte. Allora alcuni diavoli cominciarono a frequentarlo solo per assorbirne la luce e poi provavano a volare più in alto possibile, ma sempre ricadevano giù ai primi bagliori filtranti del sole.   

Insomma, quel minuscolo, sconosciuto angolo dell’Inferno si stava lentamente, non dico trasformando in un paradiso ma in un qualcosa di molto strano…..

E il cucciolo di angelo ancora spiccava il volo e volava sempre più in alto, fino a quando raggiunse la sommità dell’entrata dell’Inferno, dove i raggi del sole iniziavano a penetrare e lì, mentre i diavoli che lo circondavano arretravano perché indeboliti dal chiarore, l’angelo si sentiva più forte e andava avanti, ancora avanti fino a quando si ritrovò fuori, nel cielo chiarissimo.

Restò sospeso, mentre sbatteva le ali con gli occhi socchiusi , tanto era abbagliato nel vedere la luce vera per la prima volta, ma subito i suoi occhi si adattarono al nuovo mondo e cercarono intorno qualcuno, qualcosa, ma quale diavolo poteva resistere a tanto bagliore? Quindi si allontanò, vide foreste, laghi, monti, poi quegli strani cubi grigi colorati sopra di rosso, e quelle brutte strisce sempre grigie che spaccavano campi, montagne, colline dove scatolette colorate andavano veloci chi sa dove e perché.  In verità non si allontanò poi molto ma bastò affinchè qualcuno del nuovo mondo si accorgesse di lui. Fu proprio mentre stava pensando di seguire una di quelle strane scatolette fumanti per vedere cosa andava a fare che si accorse di essere osservato.     

Si voltò e li vide: quattro personaggi, anche loro sospesi nel cielo con grandi e possenti ali luminosissime tanto da sembrare quattro soli, che lo guardavano incuriositi, allarmati? Esterefatti… E anche il cucciolo di angelo li guardò fino a quando uno di loro titubante parlò:

“Chi sei?”

E il cucciolo di angelo rispose:

“Sono un diavolo e tu chi sei?”

“Un diavolo? Tu un diavolo? Sei certo sporco come un diavolo ma non hai le loro alette ridicole, nè puzzi come loro, e perfino sotto quella polvere nera si vede che emani la luce del paradiso. Quindi che cosa sei?“

E il cucciolo di angelo rispose ancora:

“Lo so che come diavolo non sono un gran chè, le mie ali non solo belle come quelle degli altri e non faccio paura come loro ma sono sempre un diavolo e terribile!”

A queste parole uno degli angeli non potè trattenere le risa e tra i sogghigni disse:

“Tu sei la cosa più strana che io abbia mai visto ma di certo non sei un diavolo, chi ti ha detto questo?”

Il cucciolo di angelo guardò verso l’entrata dell’inferno sotto di loro con aria smarrita, tutta la sua esistenza veniva messa in discussione dai quattro esseri di luce e in fondo lui, sentiva che loro gli stavano dicendo la verità.

Fu in quel momento che vide proprio sul bordo, volteggiare con grande fatica una figura a lui conosciuta: era la diavola, che saputo della sua fuga non aveva potuto trattenersi dal venirlo a cercare e con quelle alette strappate a fatica era arrivata fin sul bordo dell’Inferno, e resisteva lì alla luce che le sfigurava il volto e la mostrava per quello che era.

Lui la guardò, sgranando gli occhi e riconoscendola a stento, tanto era diversa senza che la sua luce gli addolcisse i lineamenti e accennò a salutarla mentre il volto di lei e le sue membra sembravano consumarsi sotto il sole.

Infine lei, resasi conto che la luce della verità la stava ormai devastando definitivamente, si ricacciò dentro all’entrata del nero, accogliente Inferno con l’intenzione di mai più venirne fuori.

“Tornerò, aspettami, tornerò”

Disse il cucciolo di angelo, ma subito uno degli angeli parlò con voce di rimprovero:

“Chi è quella diavola, cosa vuole da te ?”

“Lei è la diavola che mi tiene sempre con sé, devo tornare da lei”

“Tu non tornerai da lei mai, guardala adesso mentre il sole ti rivela il mostro che è, pensi che sia stata buona con te? Ti sbagli, solo la luce paradisiaca che emetti e che cancella ogni pensiero malvagio le ha impedito di mangiarti”.  

Fu allora che il cucciolo di angelo capì quello che in realtà aveva sempre sospettato: non era un diavolo difettoso, non era affatto un diavolo, ma allora cos’era?

“Vieni piccolo angelo”

Disse uno dei celesti.

“Vieni con noi e raccontaci la tua storia, sono sicuro che avrai molte cose da dirci, e speriamo che prima di arrivare presso le sfere celesti tutta quella schifosa polvere satanica che hai addosso sia volata via.”

Il cucciolo di angelo li seguì, ogni tanto voltandosi verso il buco dell’Inferno che per lui era sempre stata la sua casa, poi non si voltò più e guardò avanti, verso quella luce a cui si avvicinavano e che era sempre più intensa  e benefica.  Sentiva che era quella la sua casa.  

L’Inferno da quel giorno sarebbe stato destinato a tornare nero, fetido e marcilento come lo era prima, perché perfino in quell’unico buco malvagio dove la luce divina era arrivata per un po’, non ci sarebbero stati mai più angeli, ma non fu così.

La diavola tornò, ma non era più lo stesso essere. Deforme, deturpata come doveva essere una diavola ma in realtà non aveva più l’essenza di un diavolo. I suoi occhi erano spenti, le sue zanne nascoste dall’espressione triste e vuota. L’Inferno le appariva triste certo, ma anche vuoto e inutile da quando il piccolo angelo se ne era andato, e non era la sola ad essere così.

In quel buco maledetto perfino dagli altri diavoli tanto era laido e spregevole che però aveva visto la luce divina, gli esseri sembravano aver perso non solo la luce, ma anche la nefandezza e cattiveria che si addiceva ai demoni.

Così nonostante tutto, la loro esistenza continuava senza una ragione apparente, non certo quella di torturare i dannati, che ormai se ne stavano tranquilli infilati su spiedi dalle braci quasi spente o si ricucivano le membra in attesa di nuovi squarci degli aguzzini che sempre più tardavano ad arrivare.

I diavoli che avevano ormai perso quello spirito malvagio di un tempo, si riunivano e parlavano di quando c’era il primo angelo, o quando c’era l’altro, il cucciolo di angelo, due periodi di grande gloria, e quasi sorridevano ricordando la loro luce e le imprese che erano riusciti a fare del tipo: arrivare al quarto girone dell’Inferno, chi diceva al quinto, chi al sesto, riuscendo grazie all’angelo a resistere alla luce filtrante; arrivare a pochi centimetri da lui; riuscire a toccare una sua piuma persa , ma soprattutto tutti si ricordavano quello strano senso di benessere e quell’assenza di dolore che noi, certo non loro, conosciamo come gioia.

Col passare del tempo le cose andarono ancora peggio, l’apatia regnava sovrana e nessuno più litigava, si mordeva o mordeva gli altri, nessuno più urlava invocando Satana, e i dannati erano in realtà condannati ad una noia eterna, spesso i diavoli si ritrovavano addirittura a conversare con loro e a scambiarsi opinioni sul come rendere più confortevoli certe pene.

 Non c’era più malvagità in quel piccolo, disgraziato buco dell’Inferno così dimenticato dal resto del creato che nemmeno gli altri diavoli sapevano che esistesse.

Non c’era più malvagità……In uno sperduto punto malsano dell’Inferno non c’era più malvagità….E questa era una cosa veramente strana…..

Inizialmente nessuno se ne accorse, poi qualche diavolo, forse di quelli più anziani, di quelli meno adattati alla luce degli angeli, cominciarono a notare uno strano bagliore che sembrava nascere dalla terra sotto i loro piedi. A pensarci bene poi, anche i diavoli di quel posto che perfino Satana scansava perché pensava  portasse malasorte, cominciavano a sembrare meno sudici e la loro pelle pareva che iniziasse a schiarirsi…

Fu così che ad un certo punto, tutti quei diavoli si accorsero del miracolo che stava avvenendo: assieme alla loro malvagità, in quel posto stava scomparendo quella coltre nera che fin dall’inizio dei tempi ricopriva e  caratterizzava tutto l’Inferno, in quell’angolino insignificante così laido da far schifo perfino a Satana, stava nascendo la luce….  

***

Questo racconto è frutto di fantasia, ogni riferimento a fatti, persone o altre storie è puramente casuale.

Chi sonoContattamiQuadri1 Quadri2Incisioni
GalleriaMovieAltro..EventiRacconti
NFT

michelemaioli@hotmail.com

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora